Venezia non era ancora italiana quando il mio bisnonno Simeone inaugurò la sua “bottega” in San Marco 1295, racconta Attilio Codognato, capostipite della quarta generazione della storica famiglia di gioiellieri veneziani.

“Era il 1866 e con Simeone si inaugurava uno nuovo orientamento decorativo che è stato, e è tuttora, una contaminazione di stili diversi, una sorta di neogotico internazionale che attraverso i gioielli e gli oggetti d’arte ha sempre voluto raccontare Venezia».

In realtà Simeone Codognato nasceva come commerciante di quadri antichi e oggetti d’arte i cui soggetti erano sempre legati a Venezia e pensati per i viaggiatori del Grand Tour desiderosi di conservare una memoria della città. La direzione “gioiello” veniva presa dal figlio di Simeone, Attilio, it quale nel 1906 lanciava un deciso segnale di modernità realizzando i primi gioielli a forma di teschio, meglio conosciuti come Vanitas. Pezzi unici le cui fogge manifestavano l’interesse

di Attilio nei confronti delle scoperte archeologiche in Etruria, che influenzarono it suo orientamento artistico. Ed è nella vetrina in San Marco che questo universo di reale bellezza si materializza in bracciali serpente, spille moretto, anelli e orecchini a teschio, cammei antichi. Veri one-of-a-find spesso in corallo o cristallo di rocca che mixano barocco al bizantino, la filigrana alla granulazione. Spirito di provocazione, elogio della  follia o semplicemente capacita, di vedere nel gioiello la forza dell’eternità?

 

VOGUE GIOIELLO 2015